RICORDANDO ALFREDO LUCIANI

 

Poeta abruzzese nato nel 1887 a Pescosansonesco in provincia di Pescara, apprezzato e stimato da Gabriele D’Annunzio e Benedetto Croce, autore del primo canzoniere del Novecento in lingua abruzzese, Alfredo Luciani ci ha lasciato poesie come questa.

Quante ne conosciamo, specialmente noi abruzzesi, di donne rispondenti alla descrizione di “Donna Emirena?”.

Vecchine vestite con colori scuri, lo scialle sulle spalle e il fazzoletto a incorniciare viso e testa, fermato sotto il mento con un grande nodo.

L’aspetto riservato nel portamento accompagna un carattere energico nella difesa dei valori tradizionali quale quello della famiglia così come in quel punto della poesia in cui Donna Emirena difende la nipote da un eventuale corteggiatore…

Un carattere solerte e deciso anche nel compiere i gesti quotidiani: ”E ride, ride per la contentezza, come s’avesse vinto una battaglia……”, tanto importante è la sopravvivenza, tutto il suo mondo è in quel quadrato con le galline e la povera casa.

Una poesia viva, splendidamente concreta e insieme così tenera, una tenerezza intuibile all’inizio quando parlando del contatto con le galline Luciani ci dice : ”….qualche affezione ci deve stare….” E sfumata, sognante quando la vecchina parla dell’uccisione del suo gallo e di sei galline e il poeta ci dice che le scendevano le lacrime sul viso come fosse un bambino.

L’apice della tenerezza viene raggiunto negli ultimi versi con “le galline…….fanno la guardia alla casa”, un’immagine di sogno, surreale.

La percepiamo d’un tratto lontana, dietro la sua porta, la vecchina; il fatto che non l’abbiano vista più uscire la rende agli occhi del lettore, così fragile, chiusa, forse persa nel suo mondo quasi irraggiungibile, più nobile del suo titolo perduto.

  Rossana D'Angelo